Al giardino e alla croce – PARTE 1
Tratto dal libro Potenza in prigione – © Copyright 2006, Porte Aperte
Questo sermone è stato esposto a Chongqing (Cina), verso la fine del 1998, dal pastore di una comunità familiare cinese, subito dopo aver trascorso tre settimane in carcere.
Che cosa succede in realtà quando soffriamo per Cristo? Voglio dire, che cosa avviene spiritualmente dentro di noi mentre stiamo attraversando un periodo di sofferenza?
Pongo questa domanda pensando alla reazione di una giovane sorella che aveva ascoltato il mio racconto delle tre settimane che avevo trascorso in prigione, la quale mi disse: “hai detto che soffrivi costantemente di diarrea, che avevi tanti dolori perché ti davano pedate e pugni, e che hai temuto addirittura che Dio ti stesse punendo…ma allo stesso tempo hai anche detto di aver sperimentato gioia e pace. Non capisco come queste cose possano andare insieme.”
Ciò che le risposi può essere utile anche per voi tutti; perché anche voi soffrirete in qualche modo per Gesù. Quando noi soffriamo ci accadono contemporaneamente tre esperienze spirituali: gli angeli ci fortificano, riceviamo una capacità sovrumana di perdonare e, allo stesso tempo, soffriamo di una umana incomprensione. Queste tre cose sembrano contraddittorie, ma soffrendo scoprirai che vengono insieme come fecero anche nella vita di Cristo. Un vecchio cristiano soleva dirmi: “quando ti portano in prigione, dì a te stesso che stai andando con Cristo verso il giardino del Getsemani e verso la croce.” Dunque, al giardino e alla croce. Quelle parole mi piacevano; le ho provate e ho scoperto che erano giuste.
Gli angeli ci fortificano: il giardino
Il mio arresto avvenne all’improvviso. Non c’era stata alcuna avvisaglia. Stavo insegnando durante una serie di studi per un gruppo della nostra chiesa nel nord-est della Cina quando, a metà del pomeriggio, sei poliziotti fecero irruzione. Mi diedero un pugno nello stomaco e mi trovai steso per terra. Uno dei poliziotti mise un piede sul mio collo e non potei più muovermi. Poi mi permisero di alzarmi. Qualcuno mi colpì con forza ai fianchi con uno sfollagente e caddi di nuovo, ansimando dal dolore. Il dolore rimase acuto e grave durante tutto il tragitto verso l’ufficio della polizia; potevo solo respirare molto debolmente. Scoprii in seguito che la mia digestione era stata danneggiata per mesi.
L’arresto giunse inaspettato, eppure ero stato preparato a subirlo in un modo strano. La sera precedente, verso mezzanotte, avevo pregato per gli incontri di studio. Avevo un elenco di tutti i partecipanti e pregavo per ciascuno di loro. Più pregavo e più mi scoraggiavo. Quegli studenti erano troppo giovani, troppo inesperti o troppo traumatizzati. Avevo la forte impressione che non fossero idonei per essere dei responsabili del nostro movimento. Sospiravo perché mi sentivo giù e molto depresso. Inoltre, stavo soffrendo di una forte gastrite. Già da parecchie settimane lo stomaco mi faceva male e la nausea era stata la mia inseparabile compagna.
Ad un tratto sentii che il divano si abbassava un po’. Come se qualcuno fosse entrato nella stanza per sedersi a fianco a me. Aprii gli occhi ma non vidi alcuno. Eppure, il divano rimaneva un po’ abbassato. Poi sentii una grande mano sulla mia schiena, una mano calda che mi premeva sulla parte inferiore della spina dorsale per farmi alzare. A quel punto mi tornarono le forze e la nausea sparì. Poi una voce sommessa mi disse: “ti sto fortificando per la battaglia. Non preoccuparti per quei giovani. Io sono stato mandato da Gesù per prendermi cura di loro e anche di te. Ti aiuterò perché Egli ti ama.” Fu un angelo, ne sono convinto. Sperimentai ciò che la Bibbia dice di Gesù quando era nel Getsemani: “allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo” (Luca 22:43). Gli angeli compaiono per darci forza.
Quella notte avvenne la stessa cosa. Mentre ero nell’angusto furgoncino e venivo condotto nell’ufficio della polizia pensai continuamente all’esperienza della notte precedente. Ripetei fra me le parole che l’angelo mi aveva dette: “io ti aiuto perché Egli ti ama”.
Vorrei, dunque, spiegarlo a tutti voi: ogni volta che dovrete affrontare la sfida di soffrire per Cristo sarete prima fortificati dagli angeli. Bisogna continuare a pregare, perché l’angelo verrà mentre pregate. Se pregate sarete pronti, perché ci sarà un angelo per darvi la forza di sopportare qualsiasi cosa.
Il perdono soprannaturale, la croce
Ciò che mi stupì di più fu questo: ogni volta che venivo bastonato (e ciò avvenne molto spesso durante quelle tre settimane), sentivo prima un dolore lancinante, ma poi ero invaso da un’altra sensazione che quasi cancellava il dolore. Sapete qual era quella sensazione? La compassione. La compassione per l’uomo che mi stava bastonando.
Cominciai a vedere il mio inquisitore come un uomo alla deriva. Mi rattristai per sua madre che senz’altro si vergognava di lui. Mi chiesi che tipo di padre avesse avuto per diventare una persona così mostruosa. Provai dolore per il fatto di trovarmi vicino ad una creatura di Dio capace di trattare un altro essere umano così male e con tale ferocia.
Poi mi meravigliai di me stesso. In mezzo ai dolori pensai: “dovrei essere arrabbiato, ma non lo sono. Desidero soltanto che quest’uomo sia salvato”. Mi erano stati fratturati un polso e tre costole, avevo perso due denti a causa dei pugni, i miei reni funzionavano male eppure, desideravo soltanto che l’aguzzino, che mi stava bastonando, trovasse Cristo e il perdono.
Ora concordo con la giovane sorella che mi pose quella domanda. È davvero strano. Sembra persino irreale. È molto più umano arrabbiarsi o avere paura in simili circostanze. Posso solo dire che questo mio sentimento non veniva da me, l’autore era Cristo dentro di me. Ciò che provavo non era umano, ma divino. E fino ad oggi questa esperienza mi dà sicurezza e conforto.
Anche in questo vediamo la vita di Cristo. In Luca 23:34 leggiamo che Gesù disse sulla croce, in mezzo a dolori lancinanti: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Vi assicuro che è molto commovente scoprire di avere gli stessi sentimenti di Cristo! Ecco perché le sofferenze vanno considerate una gioia e un privilegio così grandi. Esse confermano a chi soffre che lui appartiene a Cristo, e che Cristo vive in lui. Da allora ne è sicuro non soltanto perché è scritto (nella Bibbia), ma anche perché lo sperimenta profondamente.