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Lug 9, 2021

Alza la tua voce per portare speranza a coloro che soffrono

Di Tiffany Barrans, responsabile dell’advocacy/patrocinio per Open Doors International

“Parla per coloro che non possono parlare per loro stessi, per i diritti dei bisognosi” – Proverbi 31:8

La Scrittura è ricca di riferimenti inerenti alla Chiesa vista come un solo corpo, il quale soffre con coloro che soffrono (1 Corinzi 12:26). Essendo seguaci di Cristo sulla Terra, siamo chiamati a perseguire la giustizia (Michea 6:8), ad appellarci alla causa dell’oppresso (Isaia 1:17; Salmi 82:3) e a difendere chi soffre (Ezechiele 22:30). Ebrei 13:3 ci esorta a…

==>> … “ricordare i prigionieri, come se fossimo in prigione con loro; e quelli che sono maltrattati, siccome noi stessi siamo anche parte del corpo”. È possibile sostenere i perseguitati attraverso vari modi, come la preghiera e il supporto finanziario, ma un altro modo per testimoniare della loro sofferenza è essere il loro portavoce presso le autorità. Patrocinare per la nostra famiglia cristiana rispecchia l’unità del Corpo di Cristo, in grado di sorreggere gli uni i pesi degli altri (1 Corinzi 12:22-26).

Questa chiamata profetica è stata fedelmente intrapresa dai difensori cristiani nel corso della storia della Chiesa. Come il Dr. Martin Luther King Jr. disse nel suo discorso “Io ho un sogno”, citando Amos 5:24: “No, no, non siamo soddisfatti e non saremo soddisfatti sino a quando la giustizia scorrerà come l’acqua e la rettitudine come un fiume possente”.

La Bibbia contiene storie di uomini e donne fedeli a Dio, le cui parole e azioni permisero al popolo di Dio di preservare la propria salinità e di rivelare la luce di Cristo in loro nel mezzo delle più angoscianti tenebre. Come Ester, noi dobbiamo avvicinarci al patrocinio appoggiando la nostra famiglia perseguitata con preghiera e sapienza.

Ester riconobbe che il re avrebbe potuto impedire l’ingiustizia ma lei fu posta unicamente “per un tempo come questo” allo scopo di persuaderlo. Come Daniele e Nehemia, siamo chiamati ad influenzare positivamente i leaders stabiliti da Dio. In conseguenza della loro testimonianza, il re Nabucodonosor ordinò al suo regno di adorare il vero Dio e il re Artaserse si adoperò per restaurare il regno distrutto d’Israele. Come Mosè, potrà esserci chiesto di essere una voce davanti alle autorità, anche se riteniamo di essere incapaci di farlo.

Il patrocinio, a volte, ci mette alla prova e può risultare sconveniente – ci viene richiesto di mettere in gioco il nostro nome; di allontanarci dalla comodità della nostra famiglia per difendere coloro che affrontano la persecuzione a motivo della loro fede in Gesù Cristo.

Ma vale la pena farlo. Oltre all’onorare Dio quando noi parliamo “Per coloro che non possono parlare per loro stessi” (Proverbi 31:8) siamo anche portatori di pace e un aiuto nel rivelare a chi soffre la via per essere il sale e la luce in un mondo di tenebre.

Dopo che Miriam Ibrahim sfuggì dalla prigionia in Sudan e dalla morte a causa della sua fede in Cristo, lei disse: “[Mio marito] Daniel mi ha raccontato di tutte le persone che mi difendevano e incoraggiavano ad aggrapparmi alla mia fede [cristiana]” e aggiunse che l’onda di sostegno globale le diede la speranza che “sarebbe stata vittoriosa!”.

Timothy, un cristiano perseguitato che scappò dalla Corea del Nord, disse che quelli che pregano e difendono i fratelli cristiani sono “buoni samaritani internazionali”.

Dal punto di vista di una persona che ha sperimentato la durezza della persecuzione, egli ha affermato che “sapere che persone in tutto il mondo stanno pregando e patrocinando a favore dei cristiani perseguitati, mi infonde speranza per il domani. Così come uno sconosciuto che mette una moneta nelle mani di un bambino senzatetto, come ho sperimentato personalmente, ti suscita una sensazione di calore e di generosità quando pensi che c’è qualcuno a cui importa e che sta pregando per te e ti difende”.

Mentre il nostro patrocinio globale può rafforzare e infondere speranza ai perseguitati, percorrere questo cammino con loro incoraggia anche la nostra fede. Una donna che ha sostenuto la causa di Miriam Ibrahim la ringraziò pubblicamente, dicendo: “Negli ultimi mesi, le tue indicibili sofferenze sono state il più luminoso raggio di sole che ha attraversato le nuvole più scure smentendo ciò che il mondo moderno continua a ribadirci, ovvero che la fede non serve a niente…”. In una cosa confidiamo, che se tu compi questo passo e ti schieri a favore dei perseguitati, la tua fede si fortificherà.

Viviamo in un mondo a pezzi nel quale Cristo promise la persecuzione (Giovanni 15:20; 2 Timoteo 3:12); allo stesso tempo siamo chiamati a contribuire e a lavorare verso la trasformazione di questo mondo spezzato, sapendo che la creazione e la libertà di culto per i cristiani sarà completamente ristabilita solo nella redenzione finale della creazione.

Mentre attendiamo il ritorno di Cristo, rifletti su come potresti adoperarti per la giustizia e la rettitudine in riferimento a Michea 6:8. Hai condiviso le storie di coloro che sono perseguitati alle persone intorno a te? La tua chiesa, il tuo gruppo di preghiera, la tua famiglia e i tuoi amici pregano, sostengono e difendono i cristiani perseguitati? Hai usato i tuoi account social media per sensibilizzare su quello che sta succedendo al Corpo di Cristo nel mondo? Il fondatore di Porte Aperte, fratello Andrea, nel suo libro intitolato Il Contrabbandiere di Dio ha scritto che “la persecuzione è un nemico che la Chiesa ha incontrato e dominato molte volte. L’indifferenza potrebbe mostrarsi un nemico molto più pericoloso”. La nostra preghiera e il patrocinio sono delle armi contro l’indifferenza e l’ingiustizia.

In questo mese, quindi, come puoi impegnarti per la giustizia? Anche se tu iniziassi con un piccolo passo, la cosa più importante è che dai il via al tuo cammino.