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Ott 29, 2021

Da perseguitato a perseguitato

Di Nik Ripken

Riusciamo a comprendere abbastanza bene in che rapporto ci troviamo noi con i perseguitati. Ma riusciamo altrettanto bene a comprendere in quale rapporto si trovino i cristiani perseguitati tra di loro?

Solo chi non è perseguitato può pregare e aiutare i perseguitati? Oppure tutto il corpo di Cristo (perseguitati compresi) è chiamato a questa responsabilità?

Per rispondere a queste domande, vi forniamo oggi un piccolo aiuto tratto dal libro di Nik Ripken “La pazzia di Dio”.

Dal gruppo emerse una voce femminile, era una delle donne più giovani lì presenti, la quale mi chiese: “Se Gesù è conosciuto anche negli altri paesi, anche lì i credenti sono perseguitati?”

==>> Descrissi il contesto in cui vivevano i credenti di due nazioni islamiche molto opprimenti. Tutto il gruppo all’interno della corte ammutolì. Qualche minuto prima c’erano stati applausi, urla e domande. Ora stavano in completo silenzio, seduti immobili. Avevo tentato di tenere viva la discussione condividendo le storie di alcuni credenti ex–musulmani che avevo conosciuto, persone che avevano dato prova della fede più tenace in mezzo alle circostanze più dure. Eppure, la discussione si spense. Nessun movimento, nessuna domanda.  Dopo aver riportato molte testimonianze, mi sentii sfinito. Mi avvicinai a David sussurrandogli: “È tutto.  Ho finito. Sono esausto. Non ho nient’altro da dire stasera!”.

Saltai giù dal palchetto montato al centro della corte e mi diressi in camera per andare a dormire. La mattina seguente fui svegliato intorno alle sei dalle urla e dalle grida provenienti dalla corte. Il mio primo pensiero fu che fosse arrivata la polizia. Appena i miei occhi si adattarono alla luce, vidi che non c’erano dei poliziotti bensì i miei fratelli evangelisti e pastori sparsi per la corte, alcuni sdraiati, altri seduti, che gridavano e piangevano e urlavano istericamente (almeno così mi sembrava). Alcuni si tiravano i capelli o i vestiti.

Intravidi il mio amico David e subito mi precipitai da lui e gli chiesi: “Ma cosa sta succedendo qui?”. Mi rispose di stare in silenzio e di ascoltare. “Ma andiamo, lo sai che non parlo cinese: perché mi chiedi di ascoltare?”. Insistette di nuovo: “Stai in silenzio, Nik!”. Prima che potessi replicare, mi prese per il braccio e mi portò tra le persone che urlavano e piangevano. Siccome ero in silenzio, riuscii a riconoscere i nomi dei due paesi musulmani di cui avevo parlato la sera precedente. I nomi di quei due paesi venivano ripetuti in continuazione nelle loro preghiere infuocate e angosciate. Quando David si fermò e si voltò verso di me, le lacrime scorrevano sul suo volto. Mi disse: “Sono stati così toccati da ciò che hai raccontato ieri sera riguardo ai credenti che vengono veramente perseguitati, che hanno fatto un voto a Dio di alzarsi ogni mattina un’ora prima per pregare per i credenti ex–musulmani che vivono in … e in … (e nominò i due stati), finché Gesù non sia conosciuto anche in quei paesi”.

In quell’istante riuscii a capire perché il numero di credenti cinesi fosse aumentato da alcune centinaia di migliaia fino a forse un centinaio di milioni!

Perseguitati che pregano per altri perseguitati. Cristiani che pregano affinché Gesù sia conosciuto in altre nazioni. Condivisione di esperienze, condivisioni di pesi.