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Giu 10, 2022

Pro-Gesù

Di Cristian Nani

Più volte Fratello Andrea, tirato per la giacca affinché si scagliasse contro comunisti o musulmani, disse: “Non siamo contro qualcuno, siamo pro-Gesù”. Non è una facile semplificazione, anzi, contiene una realtà teologica profonda e, certo, semplice, di quella semplicità con cui il Vangelo spesso spiazza le nostre elucubrazioni. Durante una conferenza, una donna si alzò e lo incalzò con questa domanda guadagnandosi gli applausi dei presenti: “Alla fine di questa stessa strada, una chiesa è stata trasformata in moschea: Fratello Andrea, non è questo uno scandalo che richiede una nostra forte reazione?”. Andrea le rispose senza esitare: “Il vero scandalo è che quella chiesa fosse stata venduta perché vuota”.

==>> La vittoria di Cristo è stata ottenuta con la crocifissione, non con la conquista sociale. Anche se il messaggio (rivoluzionario per molti) unito a quella vittoria (scandalosa per molti) ha senza dubbio spinto l’umanità verso conquiste sociali impensabili prima, per le quali, dunque, è cristiano battersi.

Tuttavia, viviamo un’epoca fratturata, dove le opinioni hanno lo stesso peso dei fatti e dove fazioni urlano il proprio disappunto un po’ per tutto. Esperti riconoscono il 2009 come un punto critico, quando Facebook introdusse il pulsante “Mi piace” (e Twitter la funzione “ritwitta”). I conflitti culturali sono sempre esistiti, ma questi sviluppi tecnologici (positivi in altri ambiti) hanno incoraggiato la banalità, il tribalismo, la mentalità del branco e un mare di indignazione e astio quotidiani come mai prima. La ragione è semplice e già molto discussa: hanno favorito il giudizio veloce privo di riflessione, fino al punto che diventiamo intolleranti non solo con la gente “dell’altra parte”, ma anche con quella della nostra parte che esprime simpatia per i punti di vista dell’altra parte. In mezzo si muovono odiatori (politici, culturali o religiosi) il cui obiettivo è produrre contenuti virali che prendono di mira “quelli dall’altra parte” e “quelli dei nostri che non la pensano come noi su tutto”. Difficile rimanere sobri in questa epoca (ndr: praticare il giorno di riposo dai social può aiutare).

Amo ricordare a me stesso che la resurrezione e l’ascensione non furono un annullamento della crocifissione, ma una continuazione di ciò che Gesù dichiarò essere un trionfo attraverso la sconfitta e la debolezza. In fondo, fa notare il teologo R.Hays, Gesù risorto non apparve a Pilato, a Cesare o a Erode. Farlo sarebbe stato rivendicare sé stesso, vincere una discussione piuttosto che salvare il mondo. Invece, Gesù “si presentò vivente” (Atti 1:3) a coloro che aveva scelto come testimoni. Questo perché il regno di Gesù sarebbe avanzato non attraverso il risentimento e il rancore, ma attraverso coloro che gli avrebbero reso testimonianza con sincerità e verità, anche a costo della propria vita. Ecco il senso della risposta di Fratello Andrea a quella donna.

È indubbio che i conflitti e l’indignazione alimentino gli ascolti, i clic e gli appelli per la raccolta fondi, ma in Porte Aperte non li useremo, perché non avvicinano i peccatori a Dio, non riuniscono un popolo frammentato, non diminuiscono la paura, anzi fanno proprio il contrario.

Avocheremo la causa dei perseguitati, mostrando i fatti della persecuzione senza sconti e presentando i persecutori come persone che necessitano Cristo.

Non aggiungeremo più indignazione e rabbia a una cultura già esausta delle proprie.

Non ci scaglieremo contro qualcuno, perché il nostro messaggio è pro-Gesù.