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Nov 13, 2020

Investire sulla futura generazione

“Non c’è sacrificio che valga la pena se non offre un beneficio immediato”, sembra essere la filosofia che regna nella nostra società, per questo non ha senso parlare di investire nella prossima generazione, perché “che cosa me ne viene, a me, oggi?”

Paura, apatia e pigrizia sono emozioni tossiche che sembrano invadere le menti di molti, anche cristiani, acuite dal Covid. Pur comprensibili, per alcuni aspetti per noi cristiani possono tramutarsi in totale mancanza di fede nel Dio sovrano che andiamo predicando con elaborate esegesi bibliche. È come se la cultura di questo mondo ci influenzasse molto di più della cultura del Regno di Dio che siamo chiamati a costruire. È come se, a causa delle sfide dell’epoca che viviamo, avessimo accantonato l’idea di sacrificio, di costruire per coloro che verranno, abbracciando una vita (anche di chiesa) che è solo e tutta “qui e adesso”. E, possiamo dirlo a voce alta, uno dei segni visibili di tutto questo è il disimpegno da Dio, manifestato anche (ma non solo) in un fare progetti solo per sé e pochi intimi, enfatizzando la fede personale (magari virtuale e su misura) e disinteressandosi per quella comunitaria, guardando il prossimo con sospetto e la chiesa con fastidio.

==> È un fatto statistico che la fede cristiana sia progressivamente diminuita negli ultimi decenni nei paesi ad alto reddito, tra cui l’Italia. Già, per quanto dipingiamo il presente come una povertà mai vissuta prima, la verità continua ad essere che le ricchezze che in media oggi possediamo, i nostri nonni o genitori non riuscivano nemmeno ad immaginarle quando erano giovani. 

Un paio di ore fa ho ascoltato un nostro collaboratore in Africa aggiornarci sulla situazione dei perseguitati, tra persecuzione in crescita e Covid, e ha esordito così: “Desidero che voi sappiate, fratelli e sorelle, che quanto ci sta accadendo sta contribuendo al progresso del vangelo e la maggioranza dei fratelli, incoraggiati proprio dalle battaglie che stiamo vivendo, hanno avuto più coraggio nell’annunciare senza paura la parola di Dio” (se ti suonano familiari o meno, ti incoraggio a leggere Filippesi 1:12-14). Mi ha spronato oltre ogni mia possibile paura, apatia e pigrizia a vivere una fede più pericolosa, ma è stato poi nel mezzo del suo resoconto che mi ha ulteriormente risvegliato con questo semplice pensiero: “Vi lascio anche il nostro inno o motto riguardo la Chiesa che serviamo e i conservi con cui operiamo, e cioè 2 Timoteo 2:2, una parola che ci insegna a investire sulle persone”.

 “…e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri…” (2 Timoteo 2:2 – Apostolo Paolo)

Questo fratello mi ha ricordato che rimproverare al passato di non aver realizzato il compito del presente è un pericoloso modo di pensare. E che, invece di riempirci la bocca di frasi vuote come “Abbiamo rubato il futuro ai nostri giovani”, dovremmo prodigarci ad affrontare il presente, investendo tempo, attenzioni, discepolato e risorse su di loro e insieme a loro, ritrovando in noi e in Dio il desiderio di lasciare una eredità. Quando i giovani vedranno il nostro sudore condito di attenzione per ciò che vivono, quando vedranno il nostro desiderio di passare il testimone e di edificare un Regno “oltre noi”, saranno posti di fronte a un bivio: da una parte capire che “nessun pasto è veramente gratis”, che il sacrificio è vitale e che presto saranno chiamati a costruire sulle basi di ciò che abbiamo costruito noi, buono o cattivo che sia; dall’altra invece lasciarsi andare alle correnti del mondo presente, tra vittimismo, lamentele, apatia e pigrizia e in tal caso si condanneranno a mendicare il futuro.

Stiamo vivendo un momento cruciale nel mondo e nel nostro paese.

Serve una fede pericolosa perché la Chiesa continui a costruire il Regno di Dio in Italia.

Alimentiamola costruendo un’eredità, investendo sulla futura generazione e stando al fianco di coloro che, a causa della persecuzione, sono costretti a sperimentare tale fede pericolosa ogni giorno.