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Set 29, 2023

Rischio

Di Cristian Nani, direttore di Porte Aperte in Italia

Ad ogni nuova generazione la Chiesa è a rischio estinzione1

Mai sentito parlare della “trappola di Ezechia”?

Siamo all’ultimo versetto di Isaia 39, un momento cruciale per il popolo di Israele, che segna la fine del regno del re Ezechia e l’inizio della cattività in Babilonia. Dopo aver udito da Isaia una profezia di distruzione con conseguenze per le generazioni future, il buon Ezechia archivia la cosa con un infelicissimo: “Fiuu! Almeno io la scampo!”2.

Occhio non vede, cuore non duole, dirà qualcuno. L’apoteosi del morte tua, vita mia, diranno altri.

È così facile dimenticare il proprio impatto su un’altra generazione?   

Ora… il povero Ezechia non fu l’unica causa della cattività di Israele, ma di certo fu il leader a sugellarla col proprio anello regale. Ma per rispondere alla precedente domanda: sì, è abbastanza facile dimenticare sia il proprio impatto che il destino della successiva generazione. Tutto accade attraverso un mix di agende troppo piene di impegni (anche ministeriali), affezione per i nostri successi, terrore dei nostri fallimenti e disincanto nei confronti di chi viene dopo di noi. È un cocktail velenoso, anzi è una trappola ben tesa nel nostro cammino di discepoli, capace di distrarci dal quadro più ampio del Regno di Dio e dalla nostra impronta su di esso.

Un sintomo evidente è quando siamo troppo convinti delle nostre narrazioni culturali e denominazionali al punto da ignorare o addirittura demonizzare la grande diversità che costituisce il corpo di Cristo. La strategia del Divide et impera non l’hanno inventata gli imperatori Romani, ma il principe di questo mondo e il cristiano medio, questo, dovrebbe saperlo. Lo scambio di nutrienti nel corpo è vitale, per evitare cancrene. E lo stesso vale tra generazioni. Che il mondo accelerato intimorisca è un fatto, ma in ogni caso non siamo chiamati a costruire fortezze, tutt’al più ad abbatterle3. La soluzione non è la chiusura, ma l’apertura o, per dirla meglio, il rischio.

Paradossalmente il compito delle attuali generazioni di leader cristiani non è quello di creare sicurezza per le prossime, ma di garantire loro il rischio del Vangelo. Ezechia voltò le spalle alla futura generazione, accecò sé stesso con la sicurezza e il comfort di oggi, perdendo la big picture del Regno. Il potere redentivo del Vangelo ci invita a buttarci nella mischia, non a nasconderci nei nostri palazzi (teologici, culturali, denominazionali). 

Il mondo (e il suo principe) dichiara l’esilio per la prossima generazione.

È un dannato bugiardo!

Tocca a noi alzare gli occhi verso i campi in fiore, invitare alla messe i nuovi operai offrendo loro un buon rancio, tanta avventura e lo scorcio di big picture che il Re ci ha regalato nella nostra stagione di buon combattimento. 

E tocca alla nuova generazione anche accettare il rischio. Perché? Perché ne vale la pena.

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1 Citazione di Craig Hovey, teologo e professore presso la Ashland University, nonché autore di diversi libri.

2 Isa 39:8  Ezechia rispose a Isaia: “La parola del SIGNORE che tu hai pronunziata, è buona”. Poi aggiunse: “Perché ci sarà almeno pace e sicurezza durante la mia vita”. 

3 2Corinzi 10:4 infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti