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Set 17, 2021

Solo un cuore spezzato può guarire un mondo spezzato

8 lezioni tratte da un corso di formazione per cristiani perseguitati in India

Spesso le persone ci chiedono che cosa, come Porte Aperte/Open Doors, insegniamo ai cristiani perseguitati. In India forniamo alle chiese locali i mezzi per formare centinaia di cristiani, permettendo loro di fortificarsi e crescere spiritualmente nonostante la persecuzione che affrontano. Attraverso questi programmi, essi hanno occasione di imparare molte cose su Dio, Gesù e Spirito Santo, sul ruolo della sofferenza nella vita di un credente, su come rimanere forti nelle battaglie spirituali…

==>> … e su molte altre tematiche bibliche. L’insegnamento biblico è accompagnato dall’ascolto e dalla visione di testimonianze di cristiani perseguitati in altre parti del mondo.

Uno dei nostri partner, un insegnante (Ayaan*), ha condiviso con noi otto profonde lezioni tratte da un corso di formazione per i perseguitati.

1. Dio vuole aiutarci in maniera olistica

Il termine “olistico” indica che parti diverse sono connesse tra loro. Nell’approccio olistico, i dottori guardano alla persona nella sua interezza, includendo i fattori psicologici e sociali: non si limitano ad analizzare i problemi fisici isolandoli dal resto.  La parola “olistico” proviene dal greco “holos”, che significa “intero”. Tutto questo descrive molto bene Dio: Egli vuole aiutarci in maniera olistica, guardandoci nella nostra interezza. Anche noi dobbiamo fare lo stesso. La tendenza nella Chiesa è quella di guardare solo ai problemi spirituali, mentre dovremmo guardare e servire ogni persona nella sua interezza.

2. La Chiesa non è un edificio

Di recente, dopo la mia predicazione nella sua comunità, un amico mi ha invitato a pranzo fuori. Ho notato con sorpresa che ci stavamo dirigendo verso un’altra chiesa. Una volta entrati, però, ho scoperto che quella “chiesa” era ora un ristorante. Il locale prima apparteneva ad una congregazione che, cresciuta rapidamente, aveva costruito questo grande edificio. I membri però avevano iniziato essere così presi dal proprio benessere materiale che, con il tempo, quelli che andavano in chiesa erano sempre meno. Ben presto le entrate non erano più sufficienti per mantenere la struttura: l’avevano quindi venduta ad un uomo d’affari, che l’aveva trasformata in un ristorante.

La Chiesa non è un edificio. A Dio non interessa quanto siano belli i nostri edifici. A Satana sì. La sua strategia è quella di renderci molto orientati al programma, in modo che non manchino mai i problemi da risolvere. A Dio invece interessa la condizione dell’essere umano.

Dobbiamo trovare il tempo di guardare fuori dalle mura della chiesa. La vita spirituale è un costante equilibrio tra intimità con Dio e ministero nel mondo. Il tempo, i soldi e l’energia che abbiamo appartengono a Dio: dobbiamo usarli per la Sua opera.

3. Ministrare è conoscere il cuore di Dio

 Il ministerio olistico significa essere vicini a Dio. Soltanto così conosceremo il Suo cuore. Soltanto così ci rivelerà i Suoi segreti.
Nella Genesi vediamo che, quando Dio visita Abraamo, quest’ultimo prepara immediatamente un pasto sontuoso per il Signore, in modo che non se ne vada subito. Se offri ad un ospite soltanto un tè, dopo 15 minuti se ne sarà già andato. Se invece gli offri un pasto con più portate, probabilmente ti ritroverai a trascorrere diverse ore insieme a lui.

Vediamo infatti la risposta di Dio: “Come posso nascondere ad Abraamo ciò che sto per fare?”

Dio condivide con Abraamo una buona notizia: entro un anno avrà un figlio. Gli dà anche una notizia cattiva: Sodoma e Gomorra verranno distrutte.

4. Trova un equilibrio tra vita spirituale e ministerio

Dobbiamo trovare un equilibrio tra vita spirituale (la nostra intimità con Dio) e ministero (ciò che vogliamo fare per Dio). Uno dei più grandi problemi con cui ci confrontiamo, sia in India che altrove, è che siamo stanchi di essere esposti a cattive notizie. Soffriamo di affaticamento emotivo. Sentiamo storie di persecuzione, incidenti, bambini che muoiono negli ospedali e, in particolare qui in India, di contadini che si tolgono la vita.

Possiamo rispondere in tre modi a queste cattive notizie. La risposta di molti è l’apatia: non mostrano interesse. Altri si dimostrano comprensivi e per un po’ sono dispiaciuti, ma poi passano oltre. Altri ancora reagiscono con empatia. È l’atteggiamento del buon Samaritano: lasciarsi coinvolgere nelle sofferenze dell’altro.

Attraverso la storia del buon Samaritano, Gesù ci mostra il cuore di Dio. Quando pensiamo a Dio in cielo, spesso ci immaginiamo che stia lassù a spassarsela, ma non è così. Ciò che vede tocca il Suo cuore. Il Suo cuore sanguina per noi.

Mentre gli Israeliti soffrivano in Egitto, Dio scese per vedere le sofferenze del Suo popolo in prima persona. Poi disse a Mosè: “Ho visto le sofferenze del mio popolo”.

Alleluia! Dio non si limita a guardare, Lui scende tra noi.

5. Soltanto un cuore spezzato può guarire un mondo spezzato

Il nostro amore per Dio dovrebbe essere più grande dell’amore per il nostro ministero. Dio è un Dio di compassione: possiamo vederlo nella storia dell’Esodo, nella vita di Gesù e in molti altri episodi della Bibbia. Gesù era sempre compassionevole. La compassione è la motivazione per il nostro ministerio.

Non facciamo quello che vogliamo, ma lavoriamo negli ambiti per i quali Dio ha spezzato il nostro cuore – perché soltanto un cuore spezzato può guarire un mondo spezzato.

Di solito pensiamo ad un cuore a pezzi solo in riferimento a relazioni d’amore finite. La persona in questione non riesce più a mangiare e non vuole vedere nessuno. Immagina se tutti noi ci attivassimo per un ministero che ha spezzato il nostro cuore. Quanto sarebbe potente quel ministero?

Una coppia che conosco ha perso un bambino: erano affranti. Hanno deciso di adottare un figlio e, dopo essere andati da un orfanotrofio all’altro, hanno accolto una bambina. Dio ha parlato al cuore del marito: “Il tuo cuore era spezzato per una singola tragedia. Immagina quanto lo sia il mio, ogni giorno”.

La coppia ha pregato e ha deciso di aprire un orfanotrofio: ora si prendono cura di 200 orfani. Attraverso il dolore che provavano, Dio ha mostrato loro il dolore che provava Lui.

Tutto quello che facciamo a livello ministeriale viene dal cuore di Dio. Prima bisogna conoscere il cuore di Dio, poi impegnarsi nelle Sue opere.

6. Non c’è ministero senza preghiera

Ogni ministero richiede due cose. Abbiamo già parlato della prima: un cuore spezzato. La seconda? Ginocchia piegate. Non c’è ministero senza preghiera.

Attraverso la preghiera possiamo infatti esprimere quanto il nostro cuore sia spezzato e gridare a Dio: “Signore, usati di me”.

Forse conosci già la storia in cui Gesù dice ai suoi discepoli di pregare il Signore della messe affinché mandi più operai. Possiamo supporre che i discepoli abbiano pregato – e se hanno chiesto ciò che Gesù ha detto loro di chiedere, possiamo supporre che Dio abbia risposto alle loro preghiere.

Come ha risposto? I discepoli stessi sono diventati operai. Hanno iniziato quel movimento che ha poi portato il vangelo fino alle estremità della terra.

Le persone che pregano sono anche le persone che poi intraprenderanno l’opera.

7. Non svolgere il ministerio da solo

Sei quasi pronto per il ministero: il tuo cuore è stato spezzato, stai pregando, comprendi il cuore di Dio e hai condiviso il tuo con Lui. Rimane però un punto: non puoi svolgere il ministerio da solo. Devi condividere il tuo peso con gli altri, in modo che anche i loro cuori possano essere spezzati, possano pregare e, un giorno, aiutarti.

I membri della tua chiesa potrebbero essere equipaggiati per aiutarti. Hanno solo bisogno di vedere il tuo cuore spezzato.

8. La compassione attira la potenza di Dio

Ne abbiamo parlato: Dio è un Dio di compassione e vuole che anche noi siamo pieni di compassione. Egli è attratto dalla nostra compassione. Gesù non ha voluto usare il suo potere per mettersi in mostra. Gesù è sempre potente, ma ha usato il Suo potere solo per compassione. Ognuno dei suoi miracoli era un atto di compassione.

Un giorno mi hanno chiamato in ospedale: la moglie di un mio amico era molto malata. Il medico mi ha detto che aveva il cancro ed era in fin di vita. Quando sono rientrato a casa, non riuscivo a mangiare. Ho iniziato a pregare, in lacrime. Le settimane passavano e, nonostante i diversi cicli di chemioterapia, le restava ormai poco da vivere.

Il dottore mi chiese se, essendo un pastore cristiano, volessi pregare per lei. Non c’era nient’altro che potessi fare. Ho pregato con sincerità. È ancora viva, oggi.

Il punto non è la potenza di Dio, ma la Sua compassione1.

Ecco come svolgiamo il ministero olistico: con un cuore spezzato e ginocchia piegate. Veniamo incontro alle necessità delle persone attorno a noi con un cuore spezzato. Possa il Signore benedirti e donarti la Sua unzione quando incontrerai chi ha bisogno di guarigione. Possa Egli donarti quella compassione che attira la sua potenza – così che, qualsiasi cosa tu faccia, porti gloria a Dio in cielo.

*Pseudonimo

1 Nota bene: non insegniamo che se si prega abbastanza o si ha abbastanza compassione Dio guarisce SEMPRE. In altre sessioni insegniamo che Dio è sovrano e a volte permette che accadano delle tragedie.