(Tratto dal libro Fango – Vivere una fede pericolosa, che puoi acquistare QUI)
L’Italia è oggi un paese molto conservatore.
Ormai questa espressione è entrata nel gergo popolare. E’ strano per un popolo abituato alle diversità, alle scoperte, alle invenzioni e all’arte definirsi “chiuso e conservatore”. Ma è così. E la Chiesa subisce l’influenza della cultura in cui è inserita: chi pensa il contrario, non ha mai messo mano a un libro di sociologia o non ha mai analizzato il contesto italiano al di fuori della propria realtà di chiesa.
Uno dei grandi punti di forza del cristianesimo è la capacità di esistere e diffondersi in tutti i contesti culturali.
Pur promuovendo valori capaci di modellare cuori e menti, esso si diffonde aprendosi alla cultura dominante. In che modo altrimenti potrebbe influenzarla? Chiudendosi? Sinceramente non credo. La chiusura è per definizione assenza di comunicazione e quindi assenza di influenza. La potenza del Vangelo e dei principi in esso contenuti contagia la cultura dominante, letteralmente trasformando le anime che lo accolgono, là nella cultura in cui vivono.